Se pensiamo a quel momento, ci renderemo conto sicuramente che la posizione in moto conta… eccome se conta.
Già da sola, una moto, è dotata di un “suo” comportamento unico. Le geometrie di telaio, peso, ciclistica e altezza sella determinano una dinamica di guida molto riconoscibile: Le moto da cross hanno una grande maneggevolezza a basse velocità ma soffrono alle alte. Le supersportive, al contrario, sono mediamente complesse da muovere a basse velocità ma alle alte camminano come sui binari…
Se a questo aggiungiamo una variabile irrinunciabile (il pilota) ci accorgeremo come questa variabile conti un buon 50%.
“Chiudere la gomma”, nonostante sia un vanto per molti di noi, in realtà non è necessariamente la migliore condizione su cui lavora il pneumatico. Anzi, la moto, è in appoggio precario sulla porzione minore possibile di pneumatico e, il pilota intelligente, cerca di fare in modo che lui e la sua moto non siano mai in pericolo.
Come si fa?
Semplicemente si cerca di far sì che il “sistema” uomo-moto abbia un baricentro il più basso possibile per poter fruire della massima potenza con maggiore sicurezza.
Questo è quello che vediamo fare ai piloti durante le gare: cercare di abbassarsi in piega perché, così facendo, il centro di gravità si abbassa e rende la moto più controllabile e meno sensibile alle sbandate.
I piloti in pista parlano addirittura dell’inutilità del sellino in moto quando sono in gara. Questo perché loro tendono a stare sempre con le gambe in tensione per velocizzare i cambi di direzione e anche per abbassare ancora il baricentro… si, un conto è avere il peso sulla sella (quindi il baricentro lì) e un altro conto è avere il baricentro sulle pedane perché la sella neanche la tocchiamo. Ma questi sono discorsi accademici.
Per gli usi stradali e per il divertimento sui passi di montagna:
Analizziamo un pò la posizione migliore per i nostri utilizzi di NON piloti di sbk.
Posizione sul rettilineo:
Seduti (magari non come in poltrona) con qualche cm tra noi e il serbatoio, con le punte dei piedi (la parte appena dietro le dita) sulle pedane, le gambe in tensione per agevolare i cambi di direzione, la schiena in avanti e le braccia che tengono il manubrio in maniera morbida ma pronta ad irrigidirsi per frenate etc.
Posizione in staccata:
Irrigidiamo le cosce (stringendole al serbatoio) e ci spostiamo nella parte anteriore fino al serbatoio. Spostiamo il piede destro in avanti per arrivare al freno, ci alziamo con il busto per offrire resistenza aerodinamica e irrigidiamo le braccia per contrastare il peso
Curva:
E’ il momento, alleggeriamo il carico sul sedere spostandolo verso l’interno della curva, alleggeriamo anche il carico sul manubrio (essere troppo rigidi sul manubrio potrebbe essere un problema) e scendiamo verso l’interno della curva premendo con molta forza sul pedale interno (per questo eravamo in punta di piedi). Dobbiamo cercare di avere un comportamento e un carico di pesi “neutro” in maniera da non condizionare l’equilibrio di quello che sta cercando di fare “naturalmente” la moto stessa. A quel punto, chi più e chi meno, cerchiamo di abbassare il baricentro scendendo dalla sella (a cui peraltro eravamo solo appoggiati) e, cosa fondamentale, dirigiamo la testa e lo sguardo alla fine della curva. Il braccio esterno alla curva sarà più o meno steso sul serbatoio per via del nostro spostamento verso l’interno della curva.
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